Già nell’Ottocento il Pitrè in "Feste Patronali in Sicilia" iniziava la descrizione della festa con queste parole:
Chi ha visto in Sicilia una processione può dire di averne viste parecchie, tale è la loro somiglianza.
Però non può dir lo stesso di quella di S. Paolo in Palazzolo.
Il 29 giugno, si ricorda la data del martirio e si ringrazia il Santo per il raccolto dell’anno trascorso e per invocarne uno altrettanto buono per l’anno venturo.
I festeggiamenti hanno inizio con l’accensione delle luminarie della Piazza e della Basilica a lui dedicata. Uno dei momenti più attesi è lo svelamento del Simulacro, “a sciuta rà cammira“, acclamato dai fedeli con le mani protese verso il cielo e frasi come: “Viva San Paulu”, “Viva lu Gran Patronu”, “E cchi siemu tutti muti Paulu di la vita Patronu”.
Il 29 giugno, di prima mattina, si riceve la benedizione, della spiga di San Paulu e si assiste al “giru ro pani” sopra un carrettino, trainato dai fedeli per le vie del paese, per la tradizionale raccolta delle “cuddure“, pani votivi e ciambelle decorate con serpenti di pasta a rilievo e guarnite con nastro rosso, che vengono, poi, benedette e messe all’asta. Vengono anche distribuiti mazzi di “lavanda”. Alle 13 si ha la “sciuta” dalla Chiesa della cinquecentesca statua del Patrono che, raffigurato con la spada in mano, tra mortaretti e il lancio di “nzareddi”, strisce di carta colorata, viene portato in spalla in processione.
Un altro momento molto suggestivo è il rito della denudazione dei bambini che, issati sulla vara, vengono affidati al Santo affinché li protegga. In serata, dopo la seconda processione, il Simulacro fa il suo ritorno in Chiesa. La Festa di San Paolo di Palazzolo Acreide è stata iscritta nella lista del Patrimonio immateriale dell’Unesco.